Borsa di Pastore o Capsella bursa-pastoris

Capsella_bursa-pastoris

                                           Capsella bursa-pastoris


La borsa di pastore, borsa da pastore o borsapastore comune (Capsella bursa-pastoris (L.) Medik. 1792)) è una pianta erbacea, perenne appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.
Etimologia
Il nome specifico bursa-pastoris deriva dal latino tardo bursa (a sua volta dal greco βύρσα, býrsa, “pelle”) e dal genitivo di pastor, “del pastore”, probabilmente per la forma dei frutti.

Descrizione

Descrizione delle parti della pianta
La pianta si riconosce per i caratteristici frutti a forma di cuore o di borsa del pastore come suggerisce il nome, ed è del tipo annuale o biennale. La forma biologica è emicriptofita bienne (H bienn): quindi si tratta di una pianta a riproduzione biennale con gemme posizionate sul terreno.
Radici
La radice è fittonante scarsamente ramosa ma legnosa. Se viene sezionata può odorare di solforato.
Fusto
Il fusto è eretto, ma piuttosto esile; è ramificato e quasi glabro (possiede piccoli peli molto corti). Altezza media 10–30 cm (massima 50 cm).
Foglie
La forma delle foglie non è molto ben definita.
• Foglie basali: le foglie basali, picciolate, sono lanceolate-spatolate, ma anche pennato-partite; la lamina può essere dentata, lobata o intera. Insieme formano una tipica rosetta basale. Dimensione media delle foglie: larghezza 0,5–2 cm; lunghezza 3–10 cm.
• Foglie cauline: le foglie cauline sono lanceolate indivise, sessili, alterne, amplessicaule-sagittate (la base delle foglie sono simile ad una freccia) e glabre. Inoltre alla base sono presenti delle piccole foglioline (stipole).
Infiorescenza
L’infiorescenza è composta da piccoli grappoli terminali. In particolare viene definita come racemo lasso e nudo (senza foglie).
Fiori
I fiori sono ermafroditi, tetrameri, dialipetali e attinomorfi.
• Calice: il calice è formato da 4 sepali verdastri ( a volte lievemente arrossati) e ovali e di consistenza membranacea ai margini. Nella parte terminale sono aperti. Dimensione dei sepali: 1–2 mm.
• Corolla: la corolla è di colore bianco ed è composta da 4 piccoli petali spatolati in disposizione opposta a croce (struttura tipica delle “crocifere”), sporgono decisamente dal calice e sono lievemente smarginati all’apice. Dimensione dei petali: 2–3 mm.
• Androceo: gli stami sono 6 con antere gialle. Spesso gli stami derivano da petali trasformati.
• Gineceo: l’ovario è bicarpellare supero; lo stilo è persistente nel frutto.
• Fioritura: fiorisce con continuità da gennaio a dicembre anche se i suoi fiori sono estremamente piccoli ed insignificanti. È una pianta multi-ciclica: i suoi semi appena nati cadono subito e la pianta rifiorisce di nuovo.
• Impollinazione: entomofila (tramite insetti).
Frutti
I frutti di questa pianta sono lungamente peduncolati (a struttura patente e lunghi da 0,5 a 2 cm) ed hanno la forma di piatte siliquette a forma di cuore rovesciato (triangolare-bilobata con la punta verso il peduncolo). Dimensione della siliquetta: 4–6 mm. Contengono diversi semi oblunghi dal colore marrone chiaro. I semi, quando si inumidiscono, si ricoprono di una sostanza vischiosa in grado di catturare ed uccidere piccoli insetti. Per questo motivo si pensa che questa pianta sia una protocarnivora. Non è considerata una vera pianta carnivora perché, sebbene sia stata dimostrata la produzione di enzimi digestivi e la capacità di assorbimento dei nutrienti derivati dalla prede, non si sa ancora se e quanto la pianta si avvantaggi da questa situazione.
Proprietà farmaceutiche: antiemorragiche, regolatrici del flusso mestruale, (Droga usata: la parte aerea della pianta).
Uso in cucina: Usata nelle insalate e nelle minestre primaverili (rosetta basale).

Con i suoi fiori minuscoli e con il suo portamento anonimo, la borsa pastore non è sicuramente una pianta attraente. Tuttavia, è una delle più saporite fra le erbe spontanee, ed è, per certi versi, una pianta misteriosa. Prima di tutto, fiorisce in continuazione, producendo fino a sei generazioni all’anno. Una vera e propria macchina da semi, che fiorisce indipendentemente alla durata del giorno e della temperatura, proprietà rara fra le piante, che hanno invece un calendario ben preciso di fioritura.
Con una produzione annua di semi che può raggiungere i 40.000 e la capacità di crescere in ogni ambiente, è facile capire perché sia così diffusa.
I semi sono contenuti a gruppi di una ventina in un frutto dalla caratteristica forma a cuore, che somiglia un po’ alla sacca in cui i pastori tenevano il sale da dare alle pecore e che ha dato il nome alla pianta. Le foglie della borsa pastore sono poi polimorfe, diverse da individuo ad individuo e persino all’interno di uno stesso individuo riguardo al grado di dentatura, quasi la pianta non sapesse bene che forma dare loro. Infine, la borsa pastore è una pianta carnivora.
In presenza di umidità i suoi minuscoli semi emettono una mucillagine che attira ed uccide le larve degli insetti ed i minuscoli abitanti del suolo (protozoi, nematodi).
Le carcasse degli animaletti sono poi utilizzati dai semi, che non hanno grosse riserve di cibo, come fonte di nutrimento, grazie all’azione di enzimi digestivi specifici della pianta.
Le foglie della borsa pastore raccolte prima della fioritura sono ottime sia in insalata che cotte. Hanno un sapore un po’ pungente, ma meno di quelle di suoi parenti come il crescione.
Anche se la pianta è di origine mediterranea, si è diffusa in tutte le zone temperate della terra durante l’epoca delle esplorazioni. Arrivò in Giappone presumibilmente con i mercanti portoghesi già nel seicento.
Il suo gusto piacque, e diventò uno degli ingredienti del kayu alle sette erbe, una specie di polentino di riso alle erbe, un piatto simbolico che in Giappone si mangia il 7 gennaio, la Festa delle Sette Erbe, per portare longevità e salute durante l’anno.
Il sapore della borsa pastore piacque anche ai cinesi, e la pianta è diventata un ingrediente del ripieno dei wontons, i ravioli cinesi, un curioso esempio di ritorno gastronomico esotico di una pianta nostrana.
In Corea è invece molto apprezzata la radice della pianta, che ha un odore sulfureo non molto attraente, e che non è consumata in Europa. La borsa pastore non piace solo agli uomini, ma anche agli animali.
Quando le galline ne consumano in abbondanza, producono uova con il tuorlo scuro, con delle venature olivastre ed un sapore particolarmente grato.
Nel caso delle mucche, il latte acquista invece un sapore particolare, non grato. Nonostante tutte queste cose interessanti, si sa molto poco sui composti presenti nella pianta e responsabili di queste curiose proprietà, dal principio insetticida a quello che colora il tuorlo delle uova. Si sa invece qualcosa di più sui principi responsabili delle proprietà medicinali della pianta.
La borsa pastore è infatti stata una pianta medicinale importante, usata per bloccare i sanguinamenti degli organi interni e delle ferite. Spremere la pianta su un batuffolo di cotone ed inserirlo nelle narici è un rimedio classico per il sanguinamento del naso.
Ma con la nascita della farmacologica ci si accorse anche di un’altra proprietà della pianta, che cioè era in grado di contrarre la muscolatura uterina.
Durante la Grande Guerra, quando in Germania divenne difficile l’approvvigionamento della segale cornuta e dell’idraste, i trattamenti classici utilizzati per facilitare il parto, si ricorse alla borsa pastore per aumentare il tono delle contrazioni uterine e limitarne il sanguinamento delle partorienti.
Il razionale di questo utilizzo venne scoperto molto più tardi, alla fine degli anni sessanta, quanto dei ricercatori giapponesi identificarono nella borsa pastore un composto ad azione simile all’ossitocina, l’ormone del parto. La scoperta si meritò le pagine di Nature, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, dove la borsa pastore è, del resto, famigliare, perché molto simile all’Arabidopsis thaliana, una pianta che per gli studi di genetica delle pianta ha il ruolo della drosofila per quello degli animali.

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