Arte Paleocristiana

Arte Plaeocristiana

è il termine che designa la produzione artistica dei primi secoli dell’era cristiana, compresa entro limiti di spazio e di tempo convenzionali: le testimonianze più importanti risalgono in genere al III-IV secolo, poi si inizia a parlare anche di arte dei singoli centri artistici: arte bizantina, arte ravennate, ecc. L’arte paleocristiana comunque si situa nell’orbita di Roma imperiale, e ha il suo momento di massimo splendore fra i primi decenni del IV secolo e gli inizi del VI secolo, fino al 604, anno della morte di Gregorio Magno, tanto che l’ideale cristiano assunse, ai suoi inizi, le forme offerte dall’arte della tarda antichità. Una specifica iconografia cristiana si sviluppò solo gradualmente e in accordo col progredire della riflessione teologica.

<strong>Contesto storico</strong>

Il Cristianesimo giunse a Roma probabilmente attraverso la minoranza giudaica, che teneva rapporti commerciali e culturali con la madrepatria Palestina: quando san Paolo visitò Roma nel 61 trovò una comunità cristiana già organizzata. Tra i primi seguaci del cristianesimo vi furono appartenenti ai ceti poveri e a quello degli schiavi, ma soprattutto al ceto medio romano; progressivamente iniziarono a convertirsi le famiglie più agiate, le quali misero a disposizione le loro abitazioni per le riunioni. Nacquero le domus ecclesiae (case dell’assemblea, dal greco ecclesia, assemblea), antesignane delle chiese. Di questi edifici adibiti a riunioni domestiche sono giunti pochi resti archeologici, spesso rinvenuti tra le fondazioni delle basiliche, costruite in seguito alla libertà di culto sancita dall’Editto di Costantino. Una conseguenza della credenza nella resurrezione dei corpi, predicata da Cristo, fu l’usanza di inumare i corpi dei defunti, in luoghi sotterranei chiamati in seguito catacombe(termine documentato dal IX secolo a proposito della Basilica Apostolorum sulla via Appia e derivato dal greco katà kymbas, presso le grotte).

L’uso di luoghi sotterranei non fu certo dettato dalle persecuzioni, poiché ci sono pervenuti ipogei anche pagani e giudaici, come quello della via Latina a Roma, risalente alla seconda metà del IV secolo. Nel III secolo Roma era già completamente organizzata per il culto cristiano, nonostante la clandestinità, con sette diaconi che sovraintendevano a sette zone distinte, ciascuna dotata di una propria area catacombale al di fuori delle mura. Il Buon Pastore, Città del Vaticano,Museo Lateranense Architettura. Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura paleocristiana. Nell’architettura paleocristiana, come nelle altre forme d’arte dei primi secoli del Cristianesimo, non vi furono innovazioni, ma si adattarono modelli preesistenti alle esigenze e ai simboli della nuova religione. Nemmeno le catacombe erano strutture tipicamente cristiane, esistevano già infatti catacombe pagane e giudaiche, e la preponderanza d’uso per la sepoltura dei cristiani fu dettata più che altro dalla necessità di praticare l’inumazione per la resurrezione dei corpi predicata da Gesù Cristo.

Le prime basiliche sorsero a Roma, in Terra Santa e a Costantinopoli. Inizialmente il modello fu quello delle basiliche civili, dalla forma oblunga con cinque navate, copertura acapriate e presenza di una navatella ortogonale (antesignana del transetto) posta nella parte finale della chiesa, usata dal vescovo e dai sacerdoti e per questo detta presbiterio. Spesso un’abside coronava il seggio del vescovo e l’altare, ripreso dalle are pagane. Attorno all’apertura a semicupola dell’abisde si trovava una struttura ad arco, detta arco trionfale (da non confondersi con gli archi di trionfo che erano monumenti indipendenti). Le chiese paleocristiane si caratterizzarono per le pareti lisce e le ampie finestre che ne illuminavano l’interno, aperte nelle pareti esterne o nel cleristorio. A partire dalla fine del IV secolo iniziarono a diffondersi edifici a pianta centrale, soprattutto dedicate agli apostoli o a martiri, o ancora cappelle palatine, come la Basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli o quella di San Lorenzo a Milano.

A Roma, dopo le prime basiliche fondate da Costantino (San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano), fu il vescovo di Roma (il papa) a commissionare nuove basiliche, a testimonianza della sua crescente importanza: San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore (da papa Liberio, fine del IV secolo) e Santa Sabina, commissionata da Pietro Illirico verso il 425.

Ci sono giunti pochi esempi di basiliche paleocristiane intatte, per via delle continue ricostruzioni e manomissioni succedutesi nei secoli, tra questi la già citata Santa Sabina aRoma, la Basilica Palatina di Costantino a Treviri e le basiliche di Ravenna, come Sant’Apollinare in Classe.